Come impedire alla politica di aumentare debito e inflazione

 

Di Carlo Pelanda (16-6-2009)

 

 

Merkel ha proposto di inserire nella legge costituzionale tedesca il divieto di ricorrere al deficit oltre la soglia dello 0,35% del Pil. Ovviamente in caso di guerra o catastrofi sarebbe ammesso uno sfondamento temporaneo calibrato sull’emergenza. Questa rubrica sostiene l’idea di costituzionalizzare l’obbligo al pareggio di bilancio perché prevenzione di rischi già all’orizzonte.        

Pensiamo all’Italia. Perché mai ogni anno e senza emergenze gravi il bilancio dello Stato deve andare endemicamente in rosso per il 2 o 3% del Pil, incrementando il debito? Fossero soldi strettamente dedicati ad investimenti produttivi con un ritorno o vantaggio calcolabili si potrebbe anche accettare, periodicamente. Ma così non è stato da decenni. Il deficit è servito solo a finanziare apparati e spese utili ai partiti. I realisti pragmatici potrebbero sostenere che le dispute politiche si risolvono dando ai golosi più cioccolata e che il deficit endemico è un costo inevitabile per la stabilità. Ma ora che lo scoppio del debito è destabilizzante deve prevalere un criterio di realismo strategico. Merkel, o chi per lei, ha rilevato che è troppo rischioso mantenere nelle mani dei politici decisioni allocative di spesa non vincolate da un tetto assoluto in una Germania con debito minore di quello italiano, in percentuale sul Pil, ma crescente verso l’80% e oltre. Inoltre vuol dire che al governo non sarà lasciata la possibilità di ridurre il debito lasciando aumentare l’inflazione. Questo punto genera l’entusiasmo della rubrica. L’inflazione è la peggior tassa per la gente, distruttiva per i più poveri. Ma per la politica populista è la via più facile perché rigonfia i Pil ed i redditi nominali che nascondono la tragedia. Poiché la politica sta diventando populista anche in nazioni e partiti che fino a poco tempo fa non lo erano, sinistra e destra non si differenziano più, il  toglierle la tentazione di governare con l’inflazione è la priorità. Non solo. L’obbligo al pareggio di bilancio limita il rigonfiamento dello Stato e lo costringe a ridurre i suoi apparati e a gestirli con meno sprechi. C’è il rischio che il limite al deficit induca un governo ad alzare le tasse per pareggiare il bilancio? C’è, ma è minore in quanto tale misura penalizzerebbe talmente la crescita del Pil da renderla suicida. Infatti il vincolo di pareggio accende una tendenza di fatto liberalizzante. In conclusione, la rubrica raccomanda di proporre per tutte le nazioni dell’eurozona la costituzionalizzazione dell’obbligo al pareggio di bilancio. Liberisti e ordoliberisti riuniti? Contro il populismo certamente sì. Tremonti? 

Carlo Pelanda